Gli indizi, va detto, sono tantissimi.
Alcuni sono ridicoli, ma altri colpiscono.
Come spiegarli? Se lo si chiede a un “piddiano” dirà di certo che pensa che McCartney sia davvero morto.
Ma se invece si volesse essere più razionali, ci sarebbero altre spiegazioni.
Molti indizi potrebbero essere riconducibili alla pareidolia, la tendenza istintiva subcosciente e automatica che ci spinge a identificare forme familiari in immagini disordinate, portandoci così a indentificare un viso nella luna, figure nelle nuvole o altre immagini nelle costellazioni. Lo stesso fenomeno che ci porta a vedere “faccine” che esprimono emozioni in segni grafici stilizzati quali le "emoticon" (in Italia li chiamano "smile"). Una tendenza che gli antropologi sostengono sia stata favorita dall’evoluzione per allertarci in situazioni di pericolo anche in presenza di pochi indizi, riuscendo così ad esempio ad accorgerci di un predatore mimetizzato.
Che sia la pareidolia che spinge i sostenitori del PID a vedere la testa mozzata di Paul nel riflesso di questo vetro?
Una sorta di "pareidolia acustica" si verifica anche per le percezioni uditive, quando si crede di sentire suoni, parole o frasi significative in rumori casuali, come quelli ottenibili da registrazioni eseguite al contrario. È questo il caso di Revolution #9, brano noto per essere stato usato nel processo contro il criminale Charles Manson. Ma molti degli indizi probabilmente ci sono davvero ed è probabile che siano stati creati “ad arte” appositamente dai Beatles per farsi pubblicità o per dare vita a una gigantesca, geniale beffa.
Fin da bambino John Lennon aveva manifestato una spiccata dote per i giochi di parole facendo girare tra i banchi di scuola disegni con annotazioni satiriche e poesie caricaturali. In giovane età riuscì a pubblicare alcuni scritti su un giornale di Liverpool, dai quali emergono un marcato senso dell’assurdo e del ridicolo oltre ad una predisposizione per il nonsense (o lennonsense).
Basta pensare al titolo di uno dei suoi libri, In His Own Write. La pronuncia del termine "write" ("scrittura") è identica a quella della parola "right" ("diritto"). Così John Lennon in In His Own Write a livello uditivo può essere interpretato come “John Lennon nella sua scrittura”, o come “John Lennon nel suo proprio diritto”.
Lo stesso nome "Beatles" non è altro che una fusione tra il termine "Beetles" ("Coleotteri") e "Beat" (relativo allo stile musicale). L’associazione italiana tra le parole "Beatles" e "scarafaggi" è in realtà un errore di traduzione: il nome comune inglese dello scarafaggio è "Cockroach".
Lennon adorava Lewis Carroll, e i suoi cosidetti “Limerick” ("Giochi di parole"). Per scrivere il testo di Lucy in the Sky with Diamonds Lennon ad esempio prese spunto dalla storia di Alice, tanto che è possibile trovare un riscontro palese con il quinto capitolo di Attraverso lo specchio.
Ma tutti i Beatles condividevano la passione per i giochi di parole, come si può notare in questa buffa cartolina scritta da Paul, Linda e Heater, tratta dal libro di Ringo Cartoline dai Beatles (Rizzoli, 2005):
Da sottolineare però il fatto che fan troppo solerti sono riusciti a scovare indizi perfino in album datati prima della presunta morte di Paul. Nella copertina di Rubber Soul ad esempio, album pubblicato nel 1965 (e quindi "pre-morte"), la scritta del titolo viene interpretata visivamente come un cuore (rovesciato) spezzato. La prospettiva della foto inoltre è dal basso, ossia ripreso dalla prospettiva della tomba di Paul.
E nel brano Nowhere Man il testo dice "Nowhere man, can you see me at all?" ("Uomo che non sei da nessuna parte, puoi vedermi?") a indicare che Paul è morto e non può vedere più nulla.
Poi ci sono i "fake" ("falsi") messi in rete. Grazie all’avvento di Internet le dicerie sulla leggenda “Paul è morto” hanno trovato grande linfa vitale e si possono trovare falsi di tutti i tipi.
L’immagine che segue, ad esempio, compare in un fotogramma del celebre film Braverman’s Condensed Cream Of Beatles, del 1973. Chiaramente rappresenterebbe l’incidente di Paul.
In rete è poi apparsa l'immagine originale, segnalata da alcuni come la foto del tragico incidente.
In rete è poi apparsa l'immagine originale, segnalata da alcuni come la foto del tragico incidente.
In realtà è una foto della Seconda Guerra mondiale intitolata A Coast Guard seaman died at his battle station aboard the USS MENGES (foto n.190 dell'elenco a piè pagina).
Probabilmente, se proprio si vuole trovare un indizio, lo si trova, tanto più in copertine psichedeliche e ricche di dettagli come quella di Sgt. Pepper. Proprio a questo album è legato un divertente aneddoto beatlesiano che è stato narrato dal biografo di McCartney, Barry Miles.
Paul gli avrebbe raccontato che nel 1967 dei ragazzini bussarono alla sua porta domandando spiegazioni in merito a uno strano messaggio segreto celato alla fine del brano Sgt. Pepper ascoltato al contrario.
Paul rispose che si sbagliavano, che non c’era un messaggio, ma li condusse all’interno della sua tenuta e fece suonare il disco al contrario. E si accorse invece, con meraviglia, che la frase gli sembrava proprio dire "We’ll fuck you like Superman" ("Ti fotteremo come Superman").
McCartney riferì a Miles "Non fu nulla di intenzionale, ma probabilmente quando ascolti un disco al contrario suona come una roba del genere... se ci provi davvero, puoi tirare fuori di tutto da qualsiasi cosa" (Barry Miles, Paul McCartney: Many Years From Now , New York, Henry Holt, 1997).
Forse quindi è vero che, ad esempio, all’interno della copertina di Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band McCartney è l’unico dei Beatles ad avere un fiore nero all’occhiello anziché un garofano rosso perché, semplicemente erano finiti i garofani rossi. Esattamente come dichiarò nella lunga intervista a Life, uscita il 7 novembre 1969, nell’articolo "Paul is still with us" ("Paul è ancora tra noi").